Non far pagare alle aziende i contributi dei neoassunti per due anni. È la proposta che il Cav. Lav. Alberto Bombassei ha esternato nel corso di un’intervista al quotidiano La Repubblica. Ha così spiegato come ritiene saggia la scelta di riaprire gradualmente le attività e come sia necessario pensare ad un sistema di aggregazione delle aziende, tale da garantire l’inserimento nei mercati globali.
“Riaprire con prudenza non significa che abbiamo superato il tema virus. Quanto accade vicino a noi, dalla Germania alla Francia, ci deve ricordare che siamo ancora impegnati in un percorso rischioso almeno fino all’estate. Nello stesso tempo non possiamo non considerare il fatto che ci sono categorie in estrema e drammatica difficoltà, che non sanno più come campare. Qualsiasi decisione che rimette in azione l’economia con la circolazione di denaro non può che aiutare il sistema produttivo”
“L’Italia ha un numero di piccole, piccolissime aziende troppo alto rispetto ai suoi competitor. La pandemia sta accelerando i processi di trasformazione dei modelli produttivi e per le imprese di così piccole dimensioni non ci sarà più spazio nei mercati globali. Sono necessarie aggregazioni. Il Governo può incentivare la crescita dimensionale. Penso al lavoro. Abbiamo perso quasi un milione di posti di lavoro nell’ultimo anno e il tasso di occupazione nell’Italia pre-Covid era comunque uno dei più bassi d’Europa. Ecco, penso che l’azzeramento per due o più anni dei contributi a carico delle imprese per le nuove assunzioni di lavoratori potrebbe aiutare da una parte la crescita delle imprese, e dall’altra mitigare la crisi occupazionale. Per questo una strada di questo tipo potrebbe essere condivisa anche dal sindacato che, nonostante tutto, continua ad avere giustamente un suo ruolo”».
E a proposito dell’industria: “servono piani seri per realizzare le infrastrutture fisiche e immateriali su cui siamo in fortissimo ritardo; di certezza del diritto in tema di attività di impresa sia nel campo civile sia in quella penale. Ma soprattutto di una pubblica amministrazione efficiente, moderna e digitalizzata. Dobbiamo dirlo con forza, ora o mai più: il mondo non aspetta le nostre leggi astruse e le nostre lungaggini”.