“La prima cosa che ho fatto alla Branca è stata introdurre un codice etico. L’idea è che le persone all’interno della società sono considerate non come mezzi ma come fini. Poi abbiamo stabilito regole di rispetto ambientale con i fornitori delle erbe da tutto il mondo. Abbiamo varato carte sulla sicurezza del lavoro e molto altro, fino al bilancio di sostenibilità” spiega il Cav. Lav. Niccolò Branca nel corso di un’ampia intervista rilasciata al quotidiano Corriere della Sera durante la quale racconta la sua visione imprenditoriale, il segreto industriale di cui è portavoce, i grandi “guizzi” di cui è orgoglioso e l’enorme valore dato alla meditazione come strumento per affrontare l’inevitabile stress.
“Siamo organizzati a compartimenti stagni: nessuno conosce la fase completa di lavorazione. Chi si occupa di erbe e radici, selezionate con codici segreti dal computer, non partecipa alle infusioni, alle estrazioni e ai decotti, mentre un altro team in modo altrettanto segreto unisce i mix. Solo io conosco i codici. La ricetta viene trasmessa di generazione in generazione (siamo alla quinta) a chi ha la responsabilità dell’azienda. E un processo produttivo difficile, lungo e costoso. Nel nostro museo c’è un intero armadio con 200 imitazioni finite male” commenta, soffermandosi poi proprio sul tema della meditazione.
“La meditazione è presenza che porta alla tranquillità della mente. In modo da osservare quello che avviene dentro sé stessi, e avere visione profonda e chiarezza. Da questo arrivano saggezza e consapevolezza. Einstein diceva che se vuoi risolvere un problema devi fare altro. A volte basta una passeggiata, evitando di stare concentrati. Si deve liberare la mente per avere il guizzo. Ho convertito in dollari i capitali argentini poco prima del default del Paese. Non solo ho salvato il patrimonio ma tutto l’organismo vivente aziendale, come lo chiamo io. Ci siamo inventati un amaro di pronta beva, meno costoso del Fernet. Avremmo potuto chiudere, ma abbiamo scelto un approccio creativo e siamo riusciti a traghettare l’azienda fuori dal periodo buio. Durante la pandemia ho pensato: anche con i bar chiusi la gente vuole bere bene. Così abbiamo lanciato i cocktail monodose, Negroni e Mito. Quelle bottigliette sono state un successo”.