L’Italia si trova in difficoltà più di altri Paesi perché sconta 30 anni di no a qualsiasi infrastruttura, ivi comprese le rinnovabili. Questo il pensiero del Cav. Lav. Paolo Scaroni, deputy chairman di Rothschild, raccolto dal Sole 24 Ore.
“La crisi con la Russia ci ha messo in un «guaio ciclopico» sul fronte delle forniture di energia, ma se la situazione oggi è così difficile dipende anche dalla «mobilitazione dissennata» che in Italia da decenni ostacola lo sviluppo di nuove infrastrutture, persino nelle rinnovabili, e dall’«isterismo verde» che in tutto il mondo ha frenato gli investimenti nell’Oil e Gas. Il rischio per le forniture di combustibili e altre materie prime è altissimo e i prezzi volano: ieri il gas è balzato del 30%, oltre 125 euro per Megawattora e il petrolio Brent si è spinto sopra 107 dollari al barile, in rialzo del 10% persino dopo l’annuncio di un maxi rilascio di riserve strategiche coordinato dall’Aie. Operazioni di questo genere sono al massimo «un palliativo. Sono stati soprattutto gli Stati Uniti a spingere in questa direzione. Negli Usa quando la benzina alla pompa supera i 4 dollari al gallone si perdono le elezioni, è risaputo. E nelle prossime settimane negli Usa si vota. Piuttosto bisognerebbe accelerare la produzione di petrolio, oltre Oceano e non solo”.